domenica 26 gennaio 2020

Accogliere la vita, accogliere Gesù (Luca 2:22-40)


Ogni creatura umana che viene generata e nasce è un dono di Dio che come tale va rispettato e della quale dobbiamo prendercene cura, perché è una creatura "fatta ad immagine e somiglianza di Dio". Attraverso i secoli i cristiani hanno onorato questo principio non solo con I propri figli, ma anche salvando ed accogliendo i bimbi che i pagani abbandonavano perché loro sgraditi e che avrebbero ucciso. E' con la stesso grande rispetto che Giuseppe e Maria, così, accolgono e si prendono cura di Gesù, bambino, che nasce ed è loro affidato, e non solo perché era un bimbo "speciale", ma proprio perché, come credenti, intendevano vivere in armonia con Dio secondo la sua volontà rivelata. Maria e Giuseppe, infatti, si distinguono perché essi onorano diligentemente, per il loro piccolo Gesù, quanto stabilisce la legge che Dio ci ha trasmesso attraverso Mosè, cosa buona e giusta, data per il nostro bene. E' quanto vediamo oggi nell'episodio evangelico che va sotto il nome di "la presentazione di Cristo al Tempio". Leggiamone il testo come lo troviamo in Luca 2:22-40.
"Venne poi per la madre e per il bambino il momento della loro purificazione, com'è stabilito dalla legge di Mosè. I genitori allora portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore. Sta scritto infatti nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito appartiene al Signore. Essi offrirono anche il sacrificio stabilito dalla legge del Signore: un paio di tortore o due giovani colombi. Viveva allora a Gerusalemme un uomo chiamato Simeone: un uomo retto e pieno di fede in Dio, che aspettava con fiducia la liberazione d'Israele. Lo Spirito Santo era con lui e gli aveva rivelato che non sarebbe morto prima di aver veduto il Messia mandato dal Signore. Mosso dallo Spirito Santo, Simeone andò nel Tempio dove s'incontrò con i genitori di Gesù, proprio mentre essi stavano portando il loro bambino per compiere quel che ordina la legge del Signore. Simeone allora prese il bambino tra le braccia e ringraziò Dio così: 'Ormai, Signore, puoi lasciare che il tuo servo se ne vada in pace: la tua promessa si è compiuta. Con i miei occhi ho visto il Salvatore. Tu l'hai messo davanti a tutti i popoli: luce per illuminare le nazioni e gloria del tuo popolo, Israele'. Il padre e la madre di Gesù rimasero meravigliati per le cose che Simeone aveva detto del bambino. Simeone poi li benedisse e parlò a Maria, la madre di Gesù: 'Dio ha deciso che questo bambino sarà occasione di rovina o di risurrezione per molti in Israele. Sarà un segno di Dio che molti rifiuteranno: così egli metterà in chiaro le intenzioni nascoste nel cuore di molti. Quanto a te, Maria, il dolore ti colpirà come fa una spada'. In Gerusalemme viveva anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle e appartenente alla tribù di Aser. Era molto anziana: si era sposata giovane e aveva vissuto solo sette anni con suo marito, poi era rimasta vedova. Ora aveva ottantaquattro anni. Essa non abbandonava mai il Tempio, e serviva Dio giorno e notte con digiuni e preghiere. Arrivò anche lei in quello stesso momento e si mise a ringraziare il Signore, e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la liberazione di Gerusalemme. Quando i genitori di Gesù ebbero fatto tutto quello che è stabilito dalla legge del Signore, ritornarono con Gesù in Galilea, nel loro villaggio di Nàzaret. Intanto il bambino cresceva e diventava sempre più robusto. Era pieno di sapienza e la benedizione di Dio era su di lui" (Luca 2:22-40 TILC).
La maggior parte dei cristiani nel mondo celebra la prima domenica di febbraio come la festa della Presentazione di Cristo al Tempio, o Purificazione di Maria, madre di Gesù. La festa della Presentazione è una delle più antiche feste della chiesa cristiana, già celebrata dal IV secolo d.C. a Gerusalemme. In Israele, la Legge mosaica considerava il primogenito maschio appartenere in modo particolare a Dio. La stessa legge considerava la madre "ritualmente impura" dopo il parto. Per quaranta giorni non poteva uscire o toccare qualcosa di sacro. Per "riscattare" il bambino e "purificare" così la madre, era necessaria una visita al tempio, che prevedeva un'offerta sacrificale di un agnello e una colomba. Se la famiglia aveva mezzi limitati, l'agnello poteva essere scambiato con una colomba. Ecco così che, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, Giuseppe e Maria si dirigono a Gerusalemme per conformarsi a ciò che la Legge mosaica prescriveva per la nascita di un bambino.

Le Sacre Scritture ci tengono a precisare come Dio, venuto "il compimento del tempo", abbia mandato suo Figlio "nato da donna" e "sottoposto alla legge" (Galati 4:4 ND). La Legge di Dio, per il suo popolo di ieri e di oggi è "cosa seria" e l'osserva con riconoscenza perché, come scrive l'Apostolo, "la legge è certamente santa, e il comandamento santo, giusto e buono" (Romani 7:12 ND). E' così che questa famiglia desidera dare un esempio di umiltà e obbedienza sottoponendosi al vecchio mandato. Il fatto che Giuseppe abbia offerto due colombe è la prova di come questa famiglia avesse pochi mezzi. Quaranta giorni dopo la nascita del Cristo, così, Maria e Giuseppe si conformano a questo precetto della legge, "riscattano" il primogenito nel tempio (Numeri 18:15) ed egli viene "purificato" dalla preghiera di Simeone, il giusto, alla presenza della profetessa Anna. Questo episodio è la prima solenne introduzione del Cristo nel tempio dove Dio si compiaceva di rivelarsi, e afferma la continuità organica fra l'Antico e il Nuovo Testamento.

In quella occasione, Maria e Giuseppe al Tempio di Gerusalemme incontrano due persone ragguardevoli agli occhi di Dio, Simeone, "un uomo retto e pieno di fede in Dio" e Anna, una profetessa. Entrambi, mossi dallo Spirito Santo, accolgono Gesù come il Messia promesso, Simone letteralmente lo prende fra le sue braccia. Data, però, la loro età avanzata, non sarebbero stati in grado di vedere e sentire il Salvatore Gesù Cristo durante il suo ministero. Lo riconoscono però per fede sotto l'ispirazione diretta dello Spirito Santo e ne ricevono tutti I benefici spirituali. Comprendere chi sia Gesù è frutto dell'azione diretta dello Spirito di Dio, come avviene per Pietro. Dopo aver confessato la sua fede in Lui come Signore e Salvatore, Gesù stesso gli dice: "Tu sei beato, o Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli" (Matteo 16:17 ND).

I credenti nell'Antico Testamento vengono salvati per fede in Cristo tramite la virtù retroattiva dell'opera di Cristo. I contemporanei di Gesù vengono salvati per fede interagendo direttamente con Lui. Ma noi che viviamo molto tempo dopo quei fatti? Non è un problema. Perché l'opera di Gesù travalica il tempo. Ciò che Gesù compie durante la Sua vita, morte e risurrezione, pur essendo localizzato in quel tempo e in quello spazio, ha un valore, una virtù di salvezza, che si estende a tutti I credenti in Lui di ogni luogo e tempo. Come scrive l'apostolo Pietro: "...pur non avendolo visto, voi amate e, credendo in lui anche se ora non lo vedete, voi esultate di una gioia ineffabile e gloriosa, ottenendo il compimento della vostra fede, la salvezza delle anime" (1 Pietro 1:8-9 ND). Quando noi riceviamo con fede l'annuncio dell'Evangelo noi veniamo coinvolti, mediante quello stesso Spirito, nell'opera di salvezza di Cristo che per ogni eletto si compierà nel modo più certo e sicuro.

Come Simeone, chi aspetta con fiducia la liberazione la troverà in Cristo e sarà illuminato da quella luce destinata ad illuminare le nazioni. Non dobbiamo aver timore: anche noi credenti, infatti, siamo arrivati nel momento e nel luogo giusto della nostra vita dove il Signore Gesù Cristo, in qualche modo, si è fatto a noi presente e ci ha chiamati. Potrebbe essere lo stesso per voi che leggete o sentire questa riflessione: proprio questo, oggi, per voi potrebbe essere "il momento giusto" in cui il Signore vi chiama e vi incontra. Non è per caso che siete arrivati a questo momento nel tempo e nello spazio. Sarete allora come quella Anna, che: "Arrivò [non per caso] anche lei in quello stesso momento e si mise a ringraziare il Signore, e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la liberazione". Infatti, come dice la Scrittura: "Dio stabilisce di nuovo un giorno - oggi - dicendo per mezzo di Davide, dopo tanto tempo, come si è detto prima: «Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori!»" (Ebrei 4:7). Se per voi quel tempo è giunto oggi, non lasciatevelo sfuggire!

Il Salvatore Gesù Cristo rimane indubbiamente ancora oggi "un segno di Dio che molti rifiuteranno" o, come si esprime un'altra traduzione: "un segno di contraddizione". C'è infatti in chi riceve l'annuncio dell'Evangelo, sia attrazione che repulsione verso Cristo. La nostra natura ribelle a Dio non lo sopporta, ma prego che lo Spirito Santo possa prevalere sulle vostre eventuali resistenze a Lui e, come Simeone ed Anna, anche voi possiate, se non lo avete ancora fatto, di tutto cuore accogliere Gesù come vostro Signore e Salvatore.

Domenica 2 febbraio 2020 - Presentazione di Gesù al Tempio

Letture bibliche: Malachia 3:1-4; Ebrei 2:14-18; Luca 2:22-40; Salmo 84

Preghiera: Onnipotente ed eterno Dio, umilmente noi preghiamo che, come il tuo unigenito figlio è stato presentato in questo giorno nel tempio, così noi possiamo essere presentati a te con cuori puri e pulito per Gesù Cristo; che vive e regna con te e con lo Spirito Santo, un solo Dio, ora e sempre. Amen.

martedì 21 gennaio 2020

La generazione del "dipende"

Perfettamente inutile chiedere a un post-moderno in che cosa creda. Dipende...

In una sezione del sito web della chiesa valdese c'è una sezione dove vari pastori e insegnanti rispondono alle domande che pongono loro i visitatori. La sezione porta per titolo "una chiesa che risponde", un titolo indubbiamente affascinante. Potrà, però, anche "rispondere", ma oggigiorno è veramente da ingenui credere che una chiesa come quella, impregnata del post-modernismo che caratterizza la cultura contemporanea, possa dire in che cosa esattamente creda. Si può chiedere loro, per esempio, "Siete voi calvinisti?", al che la migliore risposta che potrebbero dare è: "dipende". Per i post-moderni, infatti le parole hanno un significato del tutto soggettivo e circostanziale e non corrispondono più ad alcuna realtà oggettiva. Essi "sono" se "si sentono" di esserlo o lo ritengono conveniente volta per volta... Essi vivono (e di questo se ne vantano) de "l'approccio critico" che caratterizza anche la concezione che essi hanno della stessa Bibbia; e pure le loro confessioni di fede (che un tempo definivano la loro identità) sono fluide e "interpretabili", come tutto. Per loro anche le prese di posizioni su materie di etica sono circostanziali, relative, fluide come il sesso di una persona, cosa che credono secondo l'ideologia gender che sostengono. Dipende...

Questo vale non solo per "i valdesi" ma anche per gran parte degli evangelicali contemporanei. In una chiesa evangelica della quale pensavo di diventarne membro, una volta ho dovuto insistere perché mi mostrassero la loro confessione di fede. Al che il pastore, o chi per lui, dopo averla cercata, imbarazzato, in fondo ad un cassetto, me l'ha sporta, dicendomi, però che, dopo tutto, non contava molto, che "non avrebbe fatto problema" ciò in cui credevo a livello teologico (basta che io non avessi "creato problemi"). Oggi i più "vanno" in una chiesa "se li si sentono bene", sono a loro agio, se il pastore o la gente "è simpatica", se c'è della bella musica, se il rinfresco dopo il culto è buono, e non per quello che crede...

Già, perfettamente inutile chiedere a un post-moderno in che cosa creda. Dipende da come si sveglia al mattino, da come spirano i venti della cultura. Dire una "chiesa che risponde" è lo stesso che dire "una chiesa alla ricerca". Non si sa bene cosa, ma loro cercano.. Meglio chiedere loro se dopo il culto intrattengono i fedeli con un buon caffé...

English translation

The generation of "it depends"

It is perfectly useless to ask a post-modern person in what he or she believes. It depends...

In a section of the website of the Waldensian church there is a section where various pastors and teachers answer questions that visitors ask them. The section carries the title "a church that answers", an undoubtedly fascinating title. They may, certainly "answer", but today it is truly naive to believe that a church like that, imbued with the post-modernism that characterizes contemporary culture, can say what exactly it believes in. You can ask them, for example, "Are you Calvinists?", To which the best answer they could give is: "it depends". For postmodernists, in fact, words have a completely subjective and circumstantial meaning and no longer correspond to any objective reality. They "are" if they "feel" that they are or consider it convenient from time to time ... They live (and boast about it) of the "critical approach" which also characterizes the conception that they have of the Bible itself; and yet their confessions of faith (which once defined their identity) is fluid and "interpretable", like everything. For them, positions on ethics are also circumstantial, relative, as fluid as a person's gender, which they believe according to the gender ideology they support. It depends...

This applies not only to "the Waldensians" but also to most contemporary evangelicals. In an Evangelical church of which I thought I would become a member, I once had to insist that they show me their confession of faith. Whereupon the pastor, or someone in that position, after looking, embarrassed, at the bottom of a drawer, handed it to me, telling me, however, that, after all, it did not matter much, that "it would not matter" what I believed on the theological level (as long as I had not "created problems"). Today the majority "go" to a church "if they feel good", they are at ease, if the pastor or people "are nice", if there is good music, if the refreshment after the worship is good, and not for what it believes ...

Yes, it is perfectly useless to ask a post-modern person in what he or she believes. It depends on how they wake up in the morning, on how the winds of culture blows. Saying a "church that answers" is the same as saying "a church in search". It is not clear what they are in search of, though, but they are looking for it .. It is better to ask them if after the worship they entertain the faithful with a good coffee ...

lunedì 20 gennaio 2020

Dalle tenebre alla luce (Matteo 4:12-23)

Il mondo moderno si vanta di essere "figlio dell'Illuminismo" e quando noi rileviamo come la concezione giudeo-cristiana del mondo e della vita abbia dato un contributo fondante alla civiltà occidentale, di solito non manca mai chi lo contesta a viva voce rilevando "gli orrori" dei "secoli bui" dominati, a suo dire dallo "oscurantismo" della religione (ignorando naturalmente gli innumerevoli orrori causati dall'ideologia di cui essi si vantano). L'incoerenza di alcuni settori del cristianesimo storico e la negatività di certa religione, però, non pregiudica il fatto che solo il Signore e Salvatore Gesù Cristo è l'unica e vera "luce del mondo" e quindi di una vera civiltà "illuminata" ed umana. E' quello che annuncia il testo biblico di questa domenica, Matteo 4:12-23.

Leggiamolo e poi contuiamo la nostra riflessione.
"Quando Gesù seppe che Giovanni il Battezzatore era stato arrestato e messo in prigione, si recò in Galilea. Non rimase a Nàzaret, ma andò ad abitare nella città di Cafàrnao, sulla riva del lago di Galilea, nei territori di Zàbulon e di Néftali. Così si realizzò quel che Dio aveva detto per mezzo del profeta Isaia: Terra di Zàbulon e terra di Néftali, strada che va dal mare al Giordano, Galilea abitata da gente pagana: 'il popolo che vive nelle tenebre vedrà una grande luce. Per chi abita il buio paese della morte è venuta una luce'. Da quel momento Gesù cominciò a predicare il suo messaggio. Egli diceva: 'Ravvedetevi, perché il regno di Dio è vicino!'. Un giorno, mentre camminava lungo la riva del lago di Galilea, Gesù vide due pescatori che stavano gettando le reti nel lago: erano Simone (che poi sarà chiamato Pietro) e suo fratello Andrea. Disse loro: 'Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini'. E quelli, subito, abbandonarono le reti e lo seguirono. Poco più avanti, Gesù vide altri due fratelli: erano Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo. Essi stavano nella barca con il padre e riparavano le reti. Quando li vide, Gesù li chiamò. Essi lasciarono subito la barca e il padre, e seguirono Gesù. Gesù percorreva tutta la regione della Galilea: insegnava nelle sinagoghe, annunziava il regno di Dio e guariva tutte le malattie e le infermità della gente" (Matteo 4:12-23).
La metafora della luce contenuta nel termine "Illuminismo", o "secolo dei lumi" (fr. Âge des lumières; ingl. Enlightenment; ted. Aufklärung) deriva dalla secolarizzazione e laicizzazione dell’idea di provvidenza o di progresso, intesa come attività storica esclusivamente umana. Come al solito il mondo si impadronisce di quello che appartiene solo a Dio! Si contrapponeva il concetto di ‘luce di natura’ alla rivelazione cristiana in quanto possesso originario della mente umana e solo di quella; così pure la scoperta delle leggi naturali sembrava una più piena rivelazione o ‘illuminazione’. Confluivano con questi due motivi le conclusioni ottimistiche del dibattito sulla natura umana e di Dio, e l’idea della superiorità dei moderni rispetto agli antichi, l’ideale continuità con la rivoluzione scientifica e con la rinascenza, lasciando emergere la caratteristica immagine del trionfo della ragione contro le tenebre del fanatismo e della superstizione, cosa che divenne corrente verso la metà del XVII secolo.

Il furto, l'appropriazione, che il mondo secolare ha fatto di valori giudeo-cristiani risulta evidente quando si leggono senza pregiudizi le Sacre Scritture dell'Antico e del Nuovo Testamento. Esaminiamo il testo di oggi.

Il ministero pubblico di Gesù inizia nella "terra di Zàbulon e terra di Néftali, strada che va dal mare al Giordano" vale a dire la Galilea, allora abitata da una popolazione mista di ebrei e gente di altre nazioni, dalle credenze e dallo stile di vita impostato al paganesimo. Non si trattava per Gesù di una scelta casuale, ma che era già indicativa di ciò che le antiche profezie d'Israele avevano annunciato: la luce dell'Evangelo avrebbe raggiunto non solo ebrei, ma anche gente di altre nazioni. Si tratta di quanto annuncia il profeta Isaia e che è riportato nel capitolo nove del suo libro.

Notate come vengono descritti gli abitanti di questi posto. Com'era la loro posizione prima che l'Evangelo li raggiungesse? Era un popolo che, letteralmente, "sedeva nelle tenebre" ("ὁ λαὸς ὁ καθήμενος ἐν σκότει"), giaceva, stava, viveva, era "immerso" nelle tenebre, nell'oscurità. Nella Bibbia il termine "tenebre" indica l'ignoranza al riguardo delle cose di Dio e dei doveri dell'uomo, accompagnati da empietà ed immoralità, insieme alla miseria che ne consegue per il tempo e l'eternità. Coloro che sono privi del Cristo, che è il Salvatore ed il Maestro per eccellenza, sono all'oscuro, anzi, essi sono le tenebre stesse. Era la condizione in cui si trovava il creato prima che Dio lo mettesse in ordine: "La terra era informe e vuota e le tenebre coprivano la faccia dell'abisso" (Genesi 1:2 ND).

Di più, essi abitavano "nella contrada e sotto l'ombra della morte", il che denota non solo grande oscurità, ma grave pericolo. Una persona che sia disperatamente ammalata e verosimilmente non guaribile, vive "nella valle e nell'ombra della morte". Non è ancora morta, ma alla morte ci è vicina. Non erano ancora caduti nell'abisso della dannazione, si trovavano sul suo bordo. Quel che era peggio è che si erano seduti proprio lì, "giacevano" proprio lì. Sedere o giacere è una posizione statica. Dove sediamo intendiamo rimanerci; erano al buio si aspettavano di rimane così. Non avevano speranza di uscirne; forse anche credevano che quella era "la normalità", che non ci fosse altro in cui sperare. Quella era una posizione in cui si erano accomodati. Erano nelle tenebre e, in fondo amavano quel buio, avevano scelto di stare lì piuttosto che alla luce; erano volontariamente ignoranti. Era una condizione ben triste, e rimane la condizione di tanti oggi, una condizione veramente da commiserarsi. Tanti vi si rintanano compiacenti, nelle tenebre, nel loro agnosticismo. Dicono che "non sanno", ma neppure vogliono sapere se vi sia luce perché, per loro, conoscere le cose ultime della vita "non è possibile". Quindi neanche ci provano. Una posizione davvero irrazionale e persino suicida. Coloro, però, che sono nell'oscurità, perché è notte, possono essere sicuri che presto il sole sorgerà, ma coloro che sono al buio perché sono spiritualmente e volontariamente ciechi, non avranno così presto gli occhi aperti.

Che straordinario privilegio per loro, così, che Gesù passi, con il suo Evangelo di parole e potenza, nella loro regione. Presso di loro risuona la voce di Gesù che dice: "Ravvedetevi, perché il regno di Dio è vicino!". Si, ravvedersi, "cambiare vita", o meglio, "cambiare modo di vedere le cose" e quindi di vivere, dopo aver constatato il fallimento dell'antropocentrismo. Come dice il vangelo di Luca, è "come l'aurora che risplende dall'alto per risplendere su quelli che giacciono in tenebre e in ombra di morte, per guidare i nostri passi verso la via della pace" (Luca 1:78,79).

Molti allora avrebbero accolto la persona e il messaggio di Cristo, e sarebbero essi stessi "diventati luce", come dice l'Apostolo per I cristiani di Efeso: "Un tempo infatti eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore; camminate dunque come figli di luce" (Efesini 5:8). Altri, però, si sarebbero ancor più ritirati nel profondo delle loro tane, e da soli si sarebbero condannati, come dice la Parola: "Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie" (Giovanni 3:19) Sì, la luce è venuta dal cielo nel mondo, ma gli hanno preferito il buio alla luce, per fare i loro sporchi comodi.

Noi, però, per grazia di Dio, abbiamo abbandonato il pensiero e il modo di vivere dell'incredulità o delle religioni contraffatte e false di questo mondo, le reti che ci avvinghiano - e che proprio non è il caso di "riparare", "le barche dei nostri padri" ed abbiamo seguito Gesù e, seguendolo, abbiamo fatto esperienza di guarigione dalle nostre infermità e malattie, quelle che ci affliggevano nelle tenebre di questo mondo. Che possa essere così per tutti coloro che hanno ascoltato o letto iggi questa riflessione. Che possano far proprie di tutto cuore, perché ne hanno fatto esperienza, delle parole del Salmo 27.
"Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi mai avrò paura? Il Signore protegge la mia vita, di chi mai avrò timore? Se i malvagi mi assalgono e si accaniscono contro di me, saranno loro, nemici e avversari, a inciampare e finire a terra! Se anche un esercito mi assedia il mio cuore non teme; se contro di me si scatena una battaglia ancora ho fiducia. Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io desidero: abitare tutta la vita nella casa del Signore, per godere la bontà del Signore e vegliare nel suo tempio. Egli mi offre un rifugio anche in tempi difficili; mi nasconde nella sua tenda, sulla roccia mi mette al sicuro. Posso andare a testa alta di fronte ai miei nemici. Nella sua tenda con grida di gioia offrirò sacrifici, canterò e suonerò al Signore. Ascoltami, Signore, io ti invoco: abbi pietà di me, rispondimi. Ripenso alla tua parola: 'Venite a me'. E vengo davanti a te, Signore. Non nascondermi il tuo volto. Non scacciare con ira il tuo servo: sei tu il mio aiuto. Non respingermi, non abbandonarmi, mio Dio, mio Salvatore. Se anche mio padre e mia madre mi abbandonassero, il Signore mi accoglierebbe. Insegnami, Signore, la tua volontà, guidami sul giusto cammino perché mi insidiano i nemici. Non lasciarmi nelle loro mani: mi attaccano con calunnie e minacce. Sono certo: godrò tra i viventi la bontà del Signore. 'Spera nel Signore, sii forte e coraggioso, spera nel Signore'" (Salmo 27).
Domenica 26 Gennaio 2020 - Terza domenica dopo l'Epifania

Preghiera: Dacci la grazia, o Signore, di rispondere prontamente alla chiamata del nostro Salvatore Gesù Cristo e proclamare a tutti la Buona Notizia della salvezza che egli opera, affinché noi e l'inero mondo si possa percepire la gloria delle sue meravigliose opere; che vive e regna con te e con lo Spirito Santo, un solo Dio, ora e per sempre. Amen.

Letture bibliche: Isaia 9:1-4; 1 Corinzi 1:10-18; Matteo 4:12-23; Salmo 27

sabato 11 gennaio 2020

Non si finisce mai di imparare (Giovanni 1:29-42)


Capita talvolta di sentire esclamare: "Non si finisce mai di imparare". Lo dice chi viene sorpreso da qualcosa che gli dà l'occasione di conoscere ciò che prima ignorava. La conoscenza, però, normalmente non ci casca addosso all'improvviso, ma è risultato dell'impegno diligente e perseverante a leggere, riflettere, studiare ed imparare. Questo è importante ad ogni età. Un giorno gli avevano chiesto ad un bravissimo e famoso violinista ormai novantenne, perchè continuasse a studiare musica ed ad esercitarsi. Egli aveva risposto: "Perché devo perfezionarmi!".

Si parla oggi dell'importanza della formazione permanente in campo professionale, ma ancora più importante è la nostra formazione morale e spirituale; crescere in quella sapienza che ci porta ad essere sempre meglio quello che eravamo destinati ad essere quando Dio aveva creato l'essere umano. Questo atteggiamento, questa volontà ad imparare, ed imparando, a crescere, a maturare, nasce dal rispetto di fondo per Dio e per la nostra dignità umana. La Scrittura ci dice: "Il timore dell'Eterno è il principio della conoscenza; ma gli stolti disprezzano la sapienza e l'ammaestramento" (Proverbi 1:7 ND). Già, la nostra sembra essere sempre di più una generazione di stolti o, come ha detto qualcuno, di "omuncoli" che non leggono quasi più e che "brillano" per la loro ignoranza e superficialità.

La persona saggia, però, riconosce la sapienza di Dio riflessa da persone speciali e volentieri ne diventa discepolo, studente. Vuole accompagnarsi ad esse e "pende dalle loro labbra" perché da esse vuole imparare. Così erano I discepoli di Giovanni il Battezzatore, e soprattutto quelli di Gesù. Non l'avrebbero chiamato a caso "Salvatore" perché avevano fatto l'esperienza di come egli, Gesù, efficacente li salvasse da tutto ciò che sporca, guasta e distrugge l'esistenza umana.

Il testo dell'Evangelo che consideriamo quest'oggi parla dei discepoli di Giovanni il battezzatore che vengono accompagnati a riconoscere in Gesù l'unico, solo e vero Salvatore del mondo. Diversi di essi diventeranno, a loro volta, discepoli di Gesù, sapienza di Dio fattasi uomo e che li chiama a seguilo con fiducia. Potremmo noi esserne da meno? Leggiamo il testo: Giovanni 1:29-42.
Il giorno dopo, Giovanni vede Gesù venire verso di lui, e dice: 'Ecco l'Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo. parlavo di lui quando dicevo: dopo di me viene uno che è più grande di me, perché esisteva già prima di me. Anch'io non lo conoscevo, tuttavia Dio mi ha mandato a battezzare con acqua, per farlo conoscere al popolo d'Israele'. Poi Giovanni portò questa testimonianza: 'Ho visto lo Spirito di Dio scendere come colomba dal cielo, e rimanere sopra di lui. Anch'io non lo conoscevo quando Dio mi mandò a battezzare con acqua, ma Dio mi disse: 'Vedrai lo Spirito scendere e fermarsi su un uomo - è lui che battezzerà con Spirito Santo'. Ebbene, io l'ho visto accadere, e posso testimoniare che Gesù è il Figlio di Dio'. Il giorno seguente Giovanni era di nuovo là con due dei suoi discepoli. passò Gesù. Giovanni lo guardò e disse: 'Ecco l'Agnello di Dio'.  I due discepoli lo udirono parlare così e si misero a seguire Gesù. Gesù si voltò e vide che lo seguivano. Allora disse: - Che cosa volete? Essi gli dissero: - Dove abiti, rabbì? (rabbì vuol dire: maestro). Gesù rispose: - Venite e vedrete. Quei due andarono, videro dove Gesù abitava e rimasero con lui il resto della giornata. Erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che udirono Giovanni e andarono con Gesù si chiamava Andrea. Era il fratello di Simon Pietro. La prima persona che Andrea incontrò fu appunto suo fratello Simone. Gli dice: - 'Abbiamo trovato il Messia' (Messia o Cristo vuol dire: Salvatore inviato da Dio). Andrea accompagnò Simone da Gesù. Appena Gesù lo vide gli disse: - 'Tu sei Simone, il figlio di Giovanni. Ora il tuo nome sarà Cefa (in ebraico 'Cefa' è lo stesso che 'Pietro', e vuol dire: Pietra).

Giovanni, l'ultimo dei profeti, indica ai suoi discepoli (e a noi oggi) Gesù come "l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo" (29, 37). Gli antichi ebrei sacrificavano sull'altare del tempio di Gerusalemme agnelli (ed altri animali a loro necessari e preziosi) per impetrare il perdono di Dio per I loro peccati e, ravvedendosene, impegnandosi a vivere conformemente alla legge morale di Dio. Quei sacrifici, di per sé stessi non lo potevano fare, ma prefiguravano quello che avrebbe compiuto il Cristo, pagando egli stesso il prezzo del peccato e mettendo le basi per l'autentica trasformazione del cuore umano che a lui si affida.

Giovanni vedeva sé stesso come lo strumento per portare persone a colui di cui diceva "egli era prima di me" (30), parola-sapienza eterna di Dio che scende in mezzo a noi. Giovanni rendeva testimonianza di come il Santo Spirito di Dio fosse pienamente presente nel Cristo (32,34), il solo che potesse pienamente immergere i suoi discepoli nell'efficace potenza purificatrice dell'esistenza umana.

I discepoli di Giovanni ascoltano, così, la sua parola profetica e cominciano a seguire Gesù (37). Non sanno ancora bene cosa aspettarsi da Gesù, ma intendono sapere dove egli dimori per poter sempre essere accanto a lui, apprendere ciò che egli insegna ed imitarlo. Notate come lo chiamino, a loro volta, Maestro (38).

Inizia così un passaparola presso I loro famigliari ed amici: "Abbiamo trovato il Messia, il Salvatore: venite anche voi a constatare di persona. Egli è colui che il nostro cuore anela, colui che risponde alle più profonde ispirazioni e speranze umane. Essi, allora, vanno a Gesù e constatano di persona che è proprio così. Probabilmente non tutti I loro famigliari ed amici, rispondono a quell'invito, così come spesso, dopo aver noi stessi fatta l'esperienza di Gesù, vi sono nostri famigliari ed amici che rifiutano di accostarsi con fede a Gesù. La durezza del loro cuore è triste, ma continueremo a pregare per loro affinché un giorno lo facciano.

Il testo dell'Evangelo di oggi termina con Gesù che "cambia il nome" di Simone per segnalare la finale trasformazione morale e spirituale di un discepolo che, con Cristo, vedrà la sua vita diventare pietra, roccia: una vita stabilmente fondata su ciò che più vale, nel tempo e nell'eternità. Questa dev'essere pure la nostra aspirazione diventando discepoli di Cristo, incamminandoci così in una "formazione permanente". Ai cristiani della città di Colosse l'apostolo Paolo scrive: "vi siete rivestiti dell'uomo nuovo, che si va rinnovando nella conoscenza ad immagine di colui che l'ha creato" (Colossesi 3:10). E' l'obiettivo di ogni discepolo di Cristo. Lo è anche per voi?

Domenica 19 gennaio 2020 - Seconda domenica dopo l'Epifania

Letture bibliche: Isaia 49:1-7; 1 Corinti 1:1-9; Giovanni 1:29-42; Salmi 40:1-12

Preghiera: Dio onnipotente, il cui figlio e Salvator nostro gesù Cristo è la luce del mondo: Concedi che il tuo popolo, illuminato dalla tua Parola e Sacramenti, possa brillare del fulgore della gloria di Cristo, affinché egli possa essere conosciuto, ricevere il culto e l'ubbidienza fino agli estremi confini della terra; per Gesù Cristo, nostro Signore, che con te e con lo Spirito Santo vive e regna, un solo Dio, ora e per sempre. Amen.

martedì 7 gennaio 2020

Ha vinto le elezioni, ma... (Matteo 3:13-17; Isaia 42:1-8)


Ha vinto le elezioni, ma i suoi avversari non ammettono la sconfitta... Dopo ogni elezione o referendum vi è il momento della proclamazione ufficiale dei vincitori. In quel momento i perdenti pure riconoscono la loro sconfitta e rendono onore al vincitore. E' quello che si chiama "fair play" o gioco leale. Capita però non poche volte che gli sconfitti non accettino i risultati delle elezioni, li contestino e cerchino in tutte i modi di farle ripetere perché il risultato non piace loro. Cercano così la maniera di farle considerare illegittime o falsate, salvo poi in tutti i modi ostacolare il vincitore.

Il momento della proclamazione ufficiale di Gesù di Nazaret come il Cristo, il Salvatore del mondo, vi è stata. Non è avvenuta nei palazzi del potere o nel tempio, per altro occupati dai suoi avversari che da lì non avevano nessuna intenzione di spostarsi, costi quel che costi. E' avvenuta nel deserto, sulle rive del Giordano, là dove Giovanni, l'ultimo dei profeti, stava predicando un battesimo di preparazione all'imminente venuta del Messia. Non era stato il popolo ad eleggerlo, ma Dio stesso, che in quel modo lo proclama al mondo. Il mondo lo avrebbe ostacolato in tutti I modi, ma l'opera del Cristo avrebbe trionfato e trionfa, nonostante ogni malefica opposizione.

Oggi incentriamo la nostra riflessione soprattutto su due testi biblici, il primo è Matteo 3:13-17, uno dei racconti evangelici del battesimo di Gesù. Il secondo è Isaia 42:1-9, un testo profetico più antico che allarga concettualmente la proclamazione della messianicità di Gesù. Cominciamo a leggere questo.
Il battesimo di Gesù. "Allora Gesù dalla Galilea si recò al Giordano da Giovanni per esser da lui battezzato. Ma questi vi si opponeva dicendo: Son io che ho bisogno d'esser battezzato da te, e tu vieni a me? Ma Gesù gli rispose: Lascia fare per ora; poiché conviene che noi adempiamo così ogni giustizia. Allora Giovanni lo lasciò fare. E Gesù, tosto che fu battezzato, salì fuor dell'acqua; ed ecco i cieli s'apersero, ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venir sopra lui. Ed ecco una voce dai cieli che disse: Questo è il mio diletto Figliuolo, nel quale mi sono compiaciuto" (Matteo 3:13-17).
Che cosa ci insegna questo testo? In primo luogo, benché il battesimo di Gesù non avesse direttamente senso (Gesù non aveva peccati da farsi perdonare) esso "adempiva ogni giustizia" nel senso che avallava il ministerio di Giovanni il Battezzatore (che era pienamente nei propositi di Dio) e sarebbe stato quello il contesto della prima proclamazione della messianicità di Gesù.

Difatti, questa proclamazione avviene proprio quando, dopo essere stato battezzato, Gesù sale fuori dall'acqua e - si tratta di una rivelazione speciale - "i cieli si aprono" ed una voce dal cielo dice: "Questo è il mio diletto Figliuolo, nel quale mi sono compiaciuto".

Questa frase richiama espressamente il testo della profezia di Isaia 42, profezia che diventa, in questo modo, l'autorevole commento a cui Dio stesso ci chiama a ricorrere per approfondire il messaggio che in quella frase è contenuto. I vangeli, infatti, non contengono "il tutto" della Rivelazione scritta ma, per comprenderla appieno, siamo invitati ad esaminare il resto delle Sacre Scritture, in particolare quei testi a cui fanno allusione. Leggiamo, così, Isaia 42:1-9.
Il servo dell'Eterno. "Ecco il mio servo, io lo sosterrò; il mio eletto in cui si compiace l'anima mia; io ho messo il mio spirito su lui, egli insegnerà la giustizia alle nazioni. Egli non griderà, non alzerà la voce, non la farà udire per le strade. Non spezzerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante; insegnerà la giustizia secondo verità. Egli non verrà meno e non s'abbatterà finché abbia stabilita la giustizia sulla terra; e le isole aspetteranno fiduciose la sua legge. Così parla Iddio, l'Eterno, che ha creato i cieli e li ha spiegati, che ha distesa la terra con tutto quello ch'essa produce, che dà il respiro al popolo che v'è sopra, e lo spirito a quelli che vi camminano. Io, l'Eterno, t'ho chiamato secondo giustizia, e ti prenderò per la mano, ti custodirò e farò di te l'alleanza del popolo, la luce delle nazioni, per aprire gli occhi dei ciechi, per trarre dal carcere i prigioni, e dalle segrete quei che giacciono nelle tenebre. Io sono l'Eterno; tale è il mio nome; e io non darò la mia gloria ad un altro, né la lode che m'appartiene agl'idoli" (Isaia 42:1-8).
Da questo testo apprendiamo prima di tutto che Gesù è "il servo dell'Eterno", Colui che Dio ha eletto dall'eternità per servire come il Messia, per essere il Salvatore di coloro che gli sono stati affidati per ricevere la grazia della salvezza eterna. Egli è colui nel quale Dio si compiace. La sua opera non è né difettosa né parziale come quella di altri presunti salvatori dell'umanità. Nessun altro può presumere di accompagnarlo , di condividerne l'opera o di sostituirsi a lui. Difatti, egli dice: "io non darò la mia gloria ad un altro, né la lode che m'appartiene agl'idoli." Gesù è colui sul quale è sceso lo Spirito di Dio in modo unico ed irripetibile.

Egli è soprattutto colui che "insegna" al mondo la giustizia, nel senso di ciò che è giusto, buono e gradito a Dio. Gesù "insegna" la giustizia molto più di quanto può insegnarla un maestro di questo mondo, perché egli la "incarna" in sé stesso. Egli, infatti, la promuove non tanto o non solo come una lezione da imparare, ma come un modo di vivere e di pensare che egli trasmette a chi è in stretta comunione con lui. Nessun altro al mondo può essere e realizzare ciò che è e realizza Gesù, il Cristo.

"Egli non griderà, non alzerà la voce, non la farà udire per le strade". Gesù non è uno che "desta clamore", esperto di pubblicità e di public relations. Egli non è come un venditore ambulante che va in giro per le strade con un megafono pubblicizzando i prodotti che vende. In questo senso egli non "grida", non ciancia, ma agisce. Fra parentesi questo dovrebbe insegnare molto a coloro che vedono l'evangelizzazione come semplicemente una tecnica pubblicitaria, studiandosi di applicarne i principi più avanzati per efficacemente "guadagnarsi più clienti". Gesù non grida da balconi, non dice "le solite banalità", non è esperto di dibattiti, ma, prima di tutto, opera prendendosì amorevolmente cura delle persone. Difatti: "Non spezzerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante" e questo "...per aprire gli occhi dei ciechi, per trarre dal carcere i prigionieri, e dalle segrete quei che giacciono nelle tenebre" in ogni senso. E' così che egli, soprattutto, insegna.

Come predica l'apostolo PIetro: "Voi sapete quello che è avvenuto per tutta la Giudea cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni: vale a dire, la storia di Gesù di Nazaret; come Iddio l'ha unto di Spirito Santo e di potenza; e come egli è andato attorno facendo del bene, e guarendo tutti coloro che erano sotto il dominio del diavolo, perché Iddio era con lui" (Atti 10:35).

Il battesimo di Gesù è dunque la proclamazione ufficiale dell'inizio del ministerio di Gesù, il Salvatore del mondo. I suoi avversari non avranno verso di lui e non continuano ad avere alcun "fair play". Essi hanno fatto e continuano a fare di tutto per contestare quest'elezione ed ostacolarne l'opera. Vorrebbero spodestarlo e sostituirsi a lui, ma non ci riusciranno, mai. Egli è il diletto figliolo di Dio, il servo dell'Eterno nel quale Egli si compiace. Nessuno si faccia illusioni: egli è colui che Dio sostiene. "Egli non verrà meno e non s'abbatterà finché abbia stabilita la giustizia sulla terra; e le isole aspetteranno fiduciose la sua legge". Le "isole" di cui parla questo antico testo, erano lontane, ma sono giunte fiduciose al Cristo e sono state illuminate dalla sua luce. Lo stesso possa dirsi per tutti coloro che hanno seguito questa riflessione.

Domenica 12 gennaio 2020 - Prima Domenica dopo l'Epifania

Letture bibliche: Isaia 42:1-9; Atti 10:34-43; Matteo 3:13-17; Salmi 29

Preghiera. Padre nostro che sei nei cieli, che al battesimo di Gesù nel fiume Giordano lo hai proclamato tuo diletto Figlio e lo hai consacrato con lo Spirito Santo: Concedi che tutti coloro che sono battezzati nel suo Nome possano onorare fedelmente il patto che hanno contratto, e coraggiosamente confessarlo come Signore e Salvatore; che con te e con lo Spirito Santo vive e regna, un solo Dio, in gloria eterna. Amen.