martedì 25 febbraio 2020

Sedotti e abbandonati (Matteo 4:1-11)



Sedurre è considerato "un'arte", qualcosa che si può apprendere. Non mancano i manuali che insegnano: "Come imparare l'arte della seduzione". Non riguarda soltanto la seduzione a fini sessuali, che in negativo è anche detta "adescamento" (quello che fa l'amo con il pesce), ma anche la pubblicità commerciale o la propaganda politica. "Attirare a sé a fini non buoni" è il significato di fondo che meglio può descrivere il termine "tentazione". Quali ne sono le caratteristiche e come la si può smascherare e respingere? La consideriamo oggi nell'episodio evangelico delle tentazioni di Cristo, come le troviamo in Matteo 4:1-11. Ascoltiamone prima di tutto il testo.

Le tentazioni di Gesù. "Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: lui solo renderai culto». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano" (Matteo 4:1-11).

Il termine italiano "sedurre" può avere diverse accezioni.

(1)  Sviare dal bene persuadendo con lusinghe e allettamenti a compiere cattive azioni, come in "lo sedusse con la speranza di facili guadagni". (2) Indurre in errore, trarre in inganno, come in "il giudice non si lasciò sedurre dalle sentenze precedenti". (3) Indurre una persona, specialmente affascinandola, a iniziare una relazione amorosa o ad avere rapporti sessuali. (4) Per estensione: affascinare, attrarre in modo irresistibile: musica, bellezza, come in "uno sguardo che seduce".

La volontà di Dio, come espressa dalla Sua Legge, è sempre buona, giusta, e salutare. Di lui possiamo sempre avere fiducia, in tutto ciò che Egli fa e comanda, anche se potremmo non sempre comprenderlo. Quanto fa, dice e comanda possiamo sempre essere sicuri che "sa quello che sta facendo" e che è per il bene. Chi è che, però, lo contesta, lo mette in questione, lo nega? Un suo avversario, un suo malefico concorrente che pretende di sapere meglio come le cose debbano essere gestite e che opera per pregiudicare e distruggere la reputazione di Dio, la sua parola, le sue opere. La Bibbia lo chiama Satana, l'avversario, bugiardo ed assassino. Lo troviamo in azione mentre cerca di sedurre e sviare, e con successo (a loro danno) i nostri progenitori, culmine della creazione. Leggiamone il racconto nei primi capitoli della Genesi. Si tratta di quanto continua ancora ad avvenire a tutt'oggi: insinuare sfiducia in Dio e far credere che gli umani possano essere autonomi e più sapienti di Dio stesso.

"Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire» (...) Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: «Non dovete mangiare di alcun albero del giardino»?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: «Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete»». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture" (Genesi 2: 15-17; 3: 1-7).

Adamo ed Eva si lasciano abbindolare dall'avversario di Dio e quello è l'inizio della loro (e nostra) rovina. Il Signore e Salvatore Gesù Cristo è descritto dalla Bibbia come "il secondo Adamo", essere umano che è ciò che noi dovevamo essere, in perfetta ed armoniosa comunione con Dio. L'avversario di Dio "ci prova" anche con Lui, ma risultati sono diversi. 

Gesù resiste, non cade in tentazione, anzi, risponde riaffermando fiducia nella Parola di Dio. Gesù, nutrendosi con fiducia del pane della Parola di Dio, respinge la tentazione di perseguire la salvezza secondo seducenti ma fallaci metodi di questo mondo, la "via larga e facile". Gesù respinge la tentazione di mettere alla prova Dio, come se Dio avesse prima bisogno di "dimostrare" la sua esistenza e verità delle sue affermazioni. Gesù respinge la tentazioni di illusori vantaggi immediati alla sua azione, preferendo "la via della croce", quella più dura, ma l'unica efficace e duratura.

Sì, c'è una grande differenza dal comportamento miope e folle del "primo Adamo" che conduce alla perdizione e quella del "Secondo Adamo", "uomo nuovo" che conduce alla nostra salvezza. Ecco perché l'Evangelo ci chiama ad unire la nostra vita oggi stesso a quella del Cristo. Ecco che cosa al riguardo scrive l'apostolo Paolo:

"Il peccato è entrato nel mondo a causa di un solo uomo, Adamo. È il peccato ha portato con sé la morte. Di conseguenza, la morte passa su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato (...) Adamo era la figura di colui che doveva venire. Ma quale differenza tra il peccato di Adamo e quel che Dio ci dà per mezzo di Cristo! Adamo da solo, con il suo peccato, ha causato la morte di tutti gli uomini. Dio invece, per mezzo di un solo uomo, Gesù Cristo, ci ha dato con abbondanza i suoi doni e la sua grazia. Dunque, il dono di Dio ha un effetto diverso da quello del peccato di Adamo: il giudizio provocato dal peccato di un solo uomo ha portato alla condanna, mentre il dono concesso dopo tanti peccati ci ha messi nel giusto rapporto con Dio. Certo, la morte ha dominato per la colpa di un solo uomo; ma ora si ha molto di più: quelli che ricevono l'abbondante grazia di Dio e sono stati accolti da lui parteciperanno alla vita eterna unicamente per mezzo di Gesù Cristo. Dunque uno solo è caduto, Adamo, e ha causato la condanna di tutti gli uomini; così, uno solo ha ubbidito, Gesù Cristo, e ci ha ristabiliti nella giusta relazione con Dio che è fonte di vita per tutti gli uomini. Per la disubbidienza di uno solo, tutti risultarono peccatori; per l'ubbidienza di uno solo, tutti sono accolti da Dio come suoi" (Romani 5:15-19).

Il "primo Adamo" e noi con lui, soccombe alla tentazione e si avvia ineluttabilmente verso la morte, la perdizione. Noi tutti facciamo parte dell'umanità perduta. Siamo diventati "un vuoto a perdere". Solo che una nuova umanità è stata creata con Cristo e in Cristo. In Lui Dio ci fa la grazia di poter essere ricuperati. Ecco perché siamo chiamati ad affidarci a Lui per essere da lui e con lui trasformati. Unendo per fede la nostra vita a Lui e diventando Suoi discepoli, il nostro destino di perdizione, il nostro processo di progressivo decadimento viene interrotto e ribaltato. Con Cristo resistiamo alle reiterate lusinghe dell'avversario di Dio, riaffermando fiducia ed ubbidienza alla volontà rivelata di Dio. Con Cristo possiamo essere vittoriosi sulle tentazioni /seduzioni di Satana. 

Siamo chiamati ad unirci a Cristo dopo esserci ravveduti dal peccato della nostra ribellione a Dio ed alle sue leggi. Lo possiamo fare a cominciare dalla preghiera dell'antico Salmista (il Salmo 32) dove egli confessa il suo peccato e la sua fede. Prego che, mentre la ascoltiamo in chiusura della nostra riflessione, essa possa diventare anche la vostra.

Felice l'uomo al quale Dio ha perdonato la colpa e condonato il peccato. Felice l'uomo che ha il cuore libero da menzogna e che il Signore non accusa di peccato. Finché rimasi in silenzio, ero tormentato tutto il giorno e le mie forze si esaurivano. Giorno e notte, Signore, su di me pesava la tua mano, la mia forza s'inaridiva come sotto il sole d'estate. Allora ti ho confessato la mia colpa, non ti ho nascosto il mio peccato. Ho deciso di confessarti il mio errore e tu hai perdonato il peccato e la colpa. Perciò i tuoi fedeli ti pregano quando scoprono il proprio peccato. Potrà anche venire un diluvio, ma non riuscirà a sommergerli. Tu sei per me un rifugio; mi proteggi da ogni avversità e mi circondi con canti di salvezza. Il Signore mi dice: "Voglio istruirti e insegnarti la via da seguire, vegliare su di te e consigliarti. Non essere senza intelligenza non fare come il cavallo o il mulo: se non li costringi con il morso o la briglia, non si avvicinano a te". Per i malvagi, quante sofferenze! Ma il Signore circonda con la sua bontà quelli che in lui hanno fiducia. Il Signore sia la vostra gioia. Voi giusti, voi uomini onesti, rallegratevi ed esultate. 

Domenica 1 Marzo 2020 - Prima domenica di Quaresima


Preghiera: Onnipotente Dio, il cui Figlio benedetto fu sospinto dallo Spirito per essere tentato da Satana: Vieni presto per aiutarci, noi che siamo assaliti da molte tentazioni; e, come conosci i punti deboli di ciascuno di noi, lascia che ognunodi noi faccia esperienza della tua potenza di salvezza; per Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore, che vive e regna con te e lo Spirito Santo, un solo Dio, ora e per sempre. Amen.

venerdì 21 febbraio 2020

Al di là delle apparenze (Matteo 17:1-9)



Oggi viviamo più che mai nell'epoca dell'apparire, dell'apparenza ingannevole. L'industria cinematografica è maestra in quest'ambito. Non tutto ciò che "appare", però, è quello che sembra, sia in positivo che in negativo. C'è chi appare grande, meraviglioso, bello e seducente, ma si tratta di un inganno, perché la realtà è ben diversa. C'è però anche chi appare insignificante, umile, di poco conto e valore, chi "non attira gli sguardi", che "non fa chiasso" ma che nasconde valori importanti, bellezza, ciò che più conta nella vita. Solo "pochi intenditori" se ne rendono conto, non le persone superficiali che badano all'apparenza. 
La gloria e l'identità straordinaria del Salvatore Gesù Cristo era nascosta allora agli occhi dei più e ancora oggi si nasconde nella "orrenda visione" di un uomo inchiodato su una croce. Solo pochi si rendono conto che proprio lì, invece, si nasconde Dio, la sapienza, la bellezza, la nobiltà, il vero amore, la giustizia, la vita, i valori ultimi dell'esistenza, quelli che salvano la nostra miserabile umanità. La gloriosa e unica identità di Gesù di Nazaret Dio la rivela a pochi eletti. Sì, non temiamo di usare questa espressione. E' ciò che accade, nel testo biblico che oggi consideriamo, nell'episodio evangelico della Trasfigurazione. Gesù un giorno prende con sé i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, e li porta - solo loro - su un monte, dove a essi egli rivela la gloria della sua identità, quella che ai più è nascosta. Si tratta di una sorta di "anteprima" dell'esperienza che I discepoli di Gesù faranno più tardi quando saranno testimoni della Sua risurrezione dai morti, della Sua vittoria sul peccato e sulla morte - anche questa riservata ad un numero limitato di persone. Tutto questo è del tutto coerente con gli eterni propositi di Dio - c'è un motivo ben chiaro - com'é evidente da tutto l'insegnamento biblico per chi, senza pregiudizi, ne affronta lo studio. Leggiamo così il testo di Matteo 17:1-9.

Lettura di Matteo 17:1-9La trasfigurazione. Gesù rivela in anteprima ad alcuni suoi discepoli la sua gloriosa identità.

Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».

Ecco così che Gesù prende con sé in disparte i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni e li conduce su un alto monte. Essi vengono condotti in alto, elevati, "educati", estratti dalle masse di questo mondo, per raggiungere un livello superiore rispetto alla percezione comune. "In alto" vengono fatti accedere alla dimensione di Dio stesso, quella che trascende questo mondo e dalla quale possono avere una prospettiva più ampia sulla realtà. Essi ricevono la grazia, il privilegio, di accedere alla presenza immediata di Dio stesso, normalmente inattingibile dalla creatura umana decaduta. A questa dimensione bisogna esserne "invitati" perché nessuno, contaminato com'è dal peccato, può essere ammesso alla santità di Dio. Si tratta dell'esperienza di Mosè, strumento scelto da Dio per liberare il Suo popolo e per dargli la Sua Legge. Si tratta pure dell'esperienza del profeta Elia. Il racconto della trasfigurazione di Gesù qui ricorda il modo in cui Mosè aveva condiviso la gloria del Signore dopo la sua visita alla montagna. Leggiamo quanto troviamo nell'Esodo 24:12-18Mosè, strumento di Dio per la rivelazione della Sua legge, viene chiamato a salire sul Monte Sinai per riceverla solennemente.

Il Signore disse a Mosè: 'Sali da me sul monte: quando sarai lassù, io ti darò le tavole di pietra su cui ho scritto gli insegnamenti e la legge per istruire gli Israeliti'. Mosè, accompagnato da Giosuè suo aiutante, salì sul monte di Dio, dopo aver detto agli anziani: 'Aspettateci qui fino al nostro ritorno! Aronne e Cur restano con voi; chiunque avrà una questione da regolare si rivolga a loro!'. Mosè salì dunque sul monte. La nube coprì la cima del monte e il Signore si manifestò sul Sinai in tutta la sua gloria. Essa appariva agli occhi di tutto il popolo come un fuoco divorante. La nube coprì il monte per sei giorni; al settimo il Signore dal mezzo della nube chiamò Mosè, e Mosè entrò nella nube e salì sulla cima. Egli rimase là quaranta giorni e quaranta notti. (TILC).

Davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni Gesù, così, viene trasfigurato davanti a loro: il suo volto brilla come il sole e le sue vesti diventano candide come la luce: è lo splendore di una realtà molto diversa da questo mondo. E' pure una ben attestata dottrina biblica che ai giusti, o giustificati, verrà dato un giorno nuovi corpi glorificati per entrare alla presenza di Dio (cfr. 1 Cor 15:42-49; 2 Corinzi 5:1-10) per condividere la sua gloria. Questa gloria Gesù, l'unigenito Figlio di Dio, la vive pienamente dall'eternità. Facendosi uomo per coloro che Gli sono stati affidati affinché ricevano la grazia della salvezza, Egli non ha mai contaminato la sua divina gloria. E' così che questi discepoli vedono Gesù trasfigurato e ottengono un'anteprima privata della grande gloria che Gesù avrebbe di nuovo avuto in seguito alla sua esaltazione.

L'apparizione con Gesù di Mosè ed Elia che "conversano" con Lui è pure significativa del fatto che non solo Gesù fa loro ripetere quell'esperienza, ma che c'è un indissolubile legame di continuità fra Gesù e tutto ciò che rappresenta l'Antico Testamento e che il Signore e Salvatore Gesù Cristo ne è il compimento ultimo.

Molti anni dopo, lo stesso apostolo Pietro, riflettendo su questa esperienza della trasfigurazione di Gesù scriverà le seguenti parole. Ascoltiamole.

Lettura di 2 Pietro 1:16-21 - L'apostolo Pietro era stato costituito da Dio fra I testimoni più importanti della persona ed opera del Cristo. In questo testo della sua seconda epistola egli mette in evidenza non solo la veracità della sua testimonianza, ma anche quella degli antichi profeti di Israele e, con loro, quella dell'intera Bibbia, Parola di Dio.

Infatti, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza. Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: «Questi è il Figlio mio, l'amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». Questa voce noi l'abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino. Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana è mai venuta una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono alcuni uomini da parte di Dio.

Testimonianza indubitabile, parola solidissima, verità incontrovertibile. Quanto disprezzo, derisione e dileggio tutto questo riceve nel nostro mondo! Quanta ignoranza e presunzione! Non sorprende: un mondo che era giunto a inchiodare su una croce il Signore della gloria credendo di liberarsene è il mondo dei perduti che pervicacemente continua anche oggi a riprodursi con le stesse caratteristiche. Pensa di vincere, di prevalere. Di esso il Signore Iddio se ne prende gioco, perché sarà spazzato via come merita. Lo illustra bene il salmo numero due che leggiamo proprio al termine della nostra riflessione.

Lettura del Salmo 2In questo salmo regale l'autore afferma lo status speciale del re davidico scelto da Dio stesso e mette in guardia le nazioni e i loro sovrani di sottomettersi all'autorità di Dio e al suo vice-reggente scelto abbandonando le loro futili pretese.

Perché questa rivolta di popoli, queste assurde pretese delle genti? Contro il Signore e il re da lui scelto si ribellano i re, cospirano i capi e gridano: 'Liberiamoci dal loro dominio, spezziamo le nostre catene!'. Dal suo trono nel cielo, però, ride il Signore e li disprezza. A loro si rivolge adirato e, spargendo terrore, proclama: 'Sono io che ho posto il mio re in Sion, montagna a me sacra'. Questo è il decreto del Signore al suo re: 'Tu sei mio figlio; io oggi ti ho generato. Chiedi: ti darò i popoli in possesso, sarà tua tutta la terra. Potrai distruggerli con scettro di ferro,
ridurli a pezzi come vasi d'argilla'. Signori e potenti del mondo, mettete giudizio, ascoltate: Servite il Signore con rispetto, adoratelo con grande timore: ché non scoppi improvviso il suo sdegno e voi non perdiate la vita. Felice chi confida nel Signore. (TILC).

Se tu che ascolti o leggi, giungendo fino a questo punto, ti rendi conto che è proprio così, come la Parola del Signore descrive, sei chiamato da Dio a ravvederti dall'aver escluso dalla tua vita il Signore della gloria trasgredendo I suoi giusti comandamenti. Allora potresti trovarti proprio fra coloro che Dio misericordiosamente vuole far oggetto della grazia della salvezza. Certo, è scritto che pochi sono gli eletti, ma tu non lasciarti turbare da questo. Abbandonati con fiducia al Salvatore Gesù Cristo e, crescendo nella conoscenza del Signore e della Sua Parola ne comprenderai il motivo, sicuro che tutto ciò che Egli compie è giusto e buono e ne sarai riconoscente. Felice chi confida nel Signore.

Domenica 23 febbraio 2020 - Ultima domenica dopo l'Epifanìa


Preghiera: O Dio, che prima della passione del tuo Figlio unigenito rivelavi la sua gloria sul monte santo: Concedici che, vedendo per fede la luce del suo volto, possiamo essere rafforzati per portare la nostra croce ed essere trasformati a sua somiglianza di gloria in gloria; per Gesù Cristo nostro Signore, che vive e regna con te e con lo Spirito Santo, un solo Dio, nei secoli dei secoli. Amen.

martedì 11 febbraio 2020

Il nuovo è sempre migliore dell'antico? (Matteo 5:21-37)



Il nuovo è sempre migliore dell'antico? Probabilmente sì, se parliamo dello sviluppo della tecnologia, ma per tutto il resto, "gli antichi" erano spesso molto più saggi dei "moderni", basti pensare alle insuperate filosofie dell'antica Grecia di millenni or sono. Un equivoco di questo genere lo troviamo oggi spesso fra chi dice che l'Antico Testamento sarebbe "superato" dal Nuovo Testamento. No, non è così. La terminologia che usiamo, e spesso le traduzioni della Bibbia non abbastanza accurate, non aiutano molto al riguardo. Che dire dell'antica legge mosaica? Sarebbe stata sostituita dalla legge del Cristo, da considerarsi "più avanzata" e persino "più umana" di quella? No. Il Salvatore Gesù Cristo, nel testo che consideriamo oggi, dice esplicitamente di no. Leggiamolo, e poi, come sempre, faremo delle considerazioni. 
Dal vangelo secondo Matteo, capitolo 5, dal versetto 21 al 37, secondo la versione "La Bibbia della Gioia", "il Nuovo Testamento ed i Salmi con le parole di tutti i giorni". Queste parole di Gesù sono tratte dal suo"Sermone sul monte" e contengono il suo insegnamento su collera e pace, adulterio e scandalo, il divorzio, il giuramento.
"Secondo la legge di Mosè, la regola era: "Se uccidi, devi morire". Ma voglio aggiungere qualcosa a quella regola e dirvi che basterà che vi arrabbiate con un altro, e correrete il rischio di essere giudicati! Basterà che diate dello stupido a un vostro amico, per correre il rischio di essere portati davanti al tribunale di Dio. E se lo maledirete, correrete il rischio di finire nel fuoco dell'inferno. Perciò, se siete davanti all'altare del tempio per fare un'offerta a Dio e improvvisamente vi ricordate che un amico ha qualcosa contro di voi, lasciate la vostra offerta vicino all'altare e andate a scusarvi e a riconciliarvi con lui; poi tornate e fate la vostra offerta a Dio. Mettiti d'accordo in fretta col tuo avversario prima che sia troppo tardi, lui ti citi in tribunale e tu finisca in prigione, da dove non uscirai, finché non avrai pagato fino all'ultimo centesimo. Le leggi di Mosè dicono: "Non commetterete adulterio". Ma io aggiungo: basterà che guardiate una donna con desiderio e avrete già commesso adulterio con lei nel vostro cuore. Così, se il tuo occhio (anche se è il tuo occhio migliore) ti fa peccare, cavalo e buttalo via. Meglio perdere una parte del tuo corpo, anziché finire tutto intero all'inferno. E se la tua mano (anche se è la destra), ti fa peccare, tagliala e buttala via. Meglio questo, che trovarti per sempre all'inferno. La legge di Mosè dice: "Se qualcuno vuole dividersi da sua moglie, può divorziare, dandole semplicemente una lettera di ripudio". Ma io dico che un uomo che divorzia da sua moglie, a meno che non sia per infedeltà, la mette in condizioni di commettere adulterio. Ed anche chi la sposa commette adulterio. La legge di Mosè dice ancora "Non verrai meno ai giuramenti fatti a Dio, ma li manterrai tutti". Ma io vi dico: non fate giuramenti! Perfino dire "per il cielo!" è un giuramento sacro a Dio, perché il cielo è il trono di Dio. E se dite "per la terra!" è un giuramento sacro, perché la terra è lo sgabello dei suoi piedi. E non giurate "per Gerusalemme!" perché Gerusalemme è la capitale del grande Regno. Non giurate neppure sulla vostra testa, perché non potete cambiarvi un solo capello, bianco o nero che sia. Dite semplicemente "sì", se è sì, "no", se è no. Tutto il resto viene dal maligno".
Le versioni tradizionali di questi testi presentano Gesù che dice: "Voi avete udito che fu detto agli antichi ... ma io vi dico" (Riv.). Che valore dare a quel "ma"? Forse significherebbe che qui Gesù squalifica la Legge dell'Antico Testamento dandocene una migliore, la sua? No: se fosse così Gesù contraddirebbe ciò che egli stesso afferma nel versetto 17: "Non pensate che io sia venuto ad abrogare la legge o i profeti; io non sono venuto per abrogare, ma per portare a compimento". Gesù conferma l'eterna validità di quella legge, che è la legge di Dio, ma estende ed approfondisce il suo significato andando oltre ad una semplice ubbidienza alla lettera di quei comandamenti. Lungi dall'abrogarli, Gesù dà, di quei comandamenti, la loro corretta interpretazione e "li compie" nel senso che Egli stesso li osserva pienamente.

Se prendiamo i Dieci Comandamenti, il Decalogo, ciascuno di essi, infatti, condensa in una frase princìpi che si estendono ad una grande varietà di situazioni. Nel testo che abbiamo letto, il Salvatore Gesù Cristo menziona diverse aree di comportamento umano.

Consideriamo il comandamento "Non uccidere". Questo comandamento, di fatto, indica la sacralità della vita umana. Ogni essere umano è una creatura di Dio fatta a Sua immagine e somiglianza. Ogni creatura umana senza distinzione alcuna, dal suo concepimento alla morte naturale, è portatrice di dignità inviolabile e deve essere rispettata. Il comandamento, quindi, non solo condanna l'omicidio arbitrario, l'assassinio, ma riguarda pure la proibizione, ad esempio, dell'aborto volontario o dell'eutanasia. Niente scuse! Ma non solo! Riguarda pure come trattiamo gli altri, che non ci è lecito insultare, umiliare, abusarne o sfruttare in qualsiasi maniera. Anche se non uccidiamo fisicamente, spesso esprimiamo verso di loro disprezzo in tanti modi e questo pure ci condanna. Gli esempi potrebbero essere innumerevoli. Anche le parole, come ben sappiamo, possono ferire ed uccidere! Solo Dio può sovranamente disporre della vita umana - ed è sempre la Sua legge che stabilisce quando sia lecito reprimere, condannare e persino uccidere e come, e non altrimenti. Il comandamento del "Non uccidere" riguarda l'arbitrio umano al di fuori di quanto la Legge di Dio prescrive nella sua interezza che può anche includere l'uccidere, ma nei limiti e modalità che essa stessa stabilisce. In positivo, il "non uccidere" implica la promozione e la protezione della vita umana ad ogni livello. Questo include lo sforzo a riconciliare dissensi e liti quando possibile.

Prendiamo la questione dell'adulterio e del divorzio. Il comandamento indica il rispetto che dobbiamo avere per la sessualità umana e per l'integrità famigliare, che pure deve rispondere alle ordinanze creazionali. Ogni minimizzazione in questo senso Dio la condanna. L'espressione della sessualità umana, come ogni altra cosa, è delimitata e regolamentata dalla Legge di Dio. Essa non è "libera" e "circostanziale" come magari vorremmo noi. Il rispetto per la sessualità umana, secondo quanto Gesù stesso qui indica, deve essere espresso oltretutto anche dai nostri pensieri, dal reprimere ogni espressione di concupiscenza, quand'anche rimanesse limitata solo alla fantasia. La concupiscenza è una mala pianta che, se coltivata, prima o poi uscirà allo scoperto e farà danni. La Scrittura dice, infatti:  "La concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce la morte" (Giacomo 1:15).

Il Salvatore Gesù Cristo si riferisce, nel nostro testo, pure alla questione del giuramento perché il comandamento ha a che fare con la protezione e la promozione della verità. Colui o colei che appartiene a Dio deve ricalcarne il carattere. Dio è Dio di verità e fedeltà, e così deve essere la creatura umana che è fatta a sua immagine e somiglianza. Questa "somiglianza" deve spingerci fino al punto di non aver bisogno di giuramenti per certificare la veracità di quel che diciamo o ci impegnamo a fare, perché mentire sarebbe per noi inconcepibile. Il comandamento ci impegna ad essere sempre uomini e donne di verità, persone che si battono perché la verità sia preservata e fatta conoscere, persone che denunciano e smascherano la menzogna. L'Antico Testamento afferma: "Il giusto odia la menzogna, ma l'empio getta sugli altri discredito e vergogna" (Proverbi 13:15). Così pure nel Nuovo Testamento, dove l'apostolo afferma: "Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri" (Efesini 4:25). Nel libro dell'Apocalisse si parla dei redenti in cielo in questi termini: "Essi sono quelli che seguono l'Agnello dovunque vada. Essi sono stati riscattati tra gli uomini per esser primizie a Dio e all'Agnello. Nella bocca loro non è stata trovata menzogna: sono irreprensibili" (Apocalisse 14:4.5).

Nel tempo limitato a nostra disposizione non possiamo, ovviamente, trattare tutto ciò che le parole di Gesù qui ci insegnano. Abbiamo solo accennato a qualche aspetto della Sua dottrina. In ogni caso, quel che è chiaro è che la Legge di Dio è eterna e di validità universale. Essa ha diverse importanti funzioni: quella di accusarci di inadempienza e di spingerci al ravvedimento ed all'invocazione della persona ed opera del Salvatore Gesù Cristo. Essa continua ad avere, poi la sua funzione di regola buona e giusta di vita che ogni figliolo di Dio segue con riconoscenza, consapevole che da essa dipende la sua stessa vita. Lungi dall'averla abolita o superata, o persino rimpiazzata, Gesù la onora pienamente e la adempie, insegnandoci, nel resto delle Sacre Scritture, tutte le sue vaste implicazioni.

Credo che non ci sia modo migliore per evidenziare il valore vitale della Legge di Dio che leggere dal Libro del Deuteronomio il testo che si trova al capitolo 30 dal versetto 15 al 20, come pure, al termine, la prima parte del Salmo 119.

"Questi ordini, che oggi vi do, non sono incomprensibili per voi, e neppure irraggiungibili. Essi non stanno in cielo, così da dover dire: 'Chi salirà in cielo e li porterà a noi, perché possiamo conoscerli e metterli in pratica?'. 'Essi non stanno neppure al di là del mare, così da dover dire: 'Chi andrà al di là del mare e li porterà a noi, perché possiamo metterli in pratica?'. 'La parola del Signore è molto vicina a voi, l'avete imparata e la conoscete bene; vi è possibile metterla in pratica. 'Fate attenzione, oggi vi propongo la scelta tra vita e felicità da una parte, morte e sventura dall'altra. Per questo oggi vi ordino di amare il Signore, vostro Dio, di seguire la sua strada e di osservare i suoi ordini, le sue leggi e le sue norme. Così vivrete e diventerete numerosi, e il Signore, vostro Dio, vi benedirà nella terra che state per conquistare. Ma se allontanerete il vostro cuore da lui e gli disubbidirete, se cederete alla tentazione di inginocchiarvi davanti ad altri dèi e di rendere loro culto, già da oggi vi dichiaro che farete una brutta fine: non rimarrete a lungo nella terra che state per conquistare al di là del fiume Giordano. 'Oggi il cielo e la terra mi sono testimoni: vi propongo la scelta tra vita e morte, tra benedizione e maledizione: scegliete dunque la vita, così voi e i vostri discendenti potrete vivere! Questo sarà possibile se amerete il Signore, vostro Dio, se gli darete ascolto e gli rimarrete fedeli. Solo lui, infatti, vi dà la vita e tanti anni per abitare nella terra, che ha promesso di dare ai vostri padri, ad Abramo, Isacco e Giacobbe'.

Lettura del Salmo 119 dal versetto 1 al versetto 8

Felice l'uomo che vive senza colpa e cammina secondo la legge del Signore. Felice chi osserva i suoi precetti e lo cerca con tutto il cuore, chi non commette iniquità
e cammina per i suoi sentieri. Signore, hai stabilito i tuoi decreti perché siano eseguiti con cura. Rimanga ben saldo il mio passo nel seguire i tuoi ordini. Allora non proverà vergogna nel considerare tutti i tuoi comandamenti. Ti loderò con cuore sincero imparando le tue giuste decisioni. Osserverò i tuoi ordini: tu non abbandonarmi mai!

Domenica 16 febbraio 2020 - Sesta domenica dopo l'Epifania

Letture bibliche: Deuteronomio 30: 15-20; 1 Corinzi 3: 1-9; Matteo 5: 21-37; Salmo 119: 1-8

Preghiera: O Dio, forza di tutti coloro che hanno fiducia in te: accetta misericordiosamente le nostre preghiere; e poiché nella nostra debolezza non possiamo fare nulla di buono senza di te, dacci l'aiuto della tua grazia, affinché osservando i tuoi comandamenti possiamo farti piacere sia nella volontà che nelle azioni; per Gesù Cristo nostro Signore, che vive e regna con te e con lo Spirito Santo, un solo Dio, nei secoli dei secoli. Amen.