mercoledì 1 aprile 2020

Letture bibliche per Domenica 5 Aprile 2020 - formato breve culto



Grazia a voi e pace da Dio nostro padre e dal Signore nostro Gesù Cristo. Il nostro aiuto sia nel nome di Dio che ha fatto i cieli e la terra e che ci salva in Gesù Cristo nostra speranza. Amen.

Gesù disse: «Io sono la luce del mondo; chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Giovanni 8:12).

Qual è l'avvenimento più importante della storia della salvezza? Se consideriamo ciò a cui danno maggiore rilievo gli scritti del Nuovo Testamento proprio in quanto a spazio che essi vi dedicano, è indubbiamente quello della sofferenza e morte del Salvatore Gesù Cristo. Qualcuno ha definito i vangeli stessi la storia della passione di Cristo con una lunga introduzione. I testi biblici del Lezionario che consideriamo per questa domenica mettono in rilievo da una parte l'esempio di abnegazione e determinazione nel compiere la volontà di Dio del Servo del Signore, incarnata nel Cristo, e dall'altra, contrapposta ad essa, la figura del servo infedele e traditore che vediamo nella figura di Giuda Iscariota. Prima di passare alle letture bibliche e ad una breve loro spiegazione, lodiamo Dio con le espressioni del Salmo 31 e poi pregheremo a che il Signore ci apra a ricevere la Sua Parola.

Salmo 31. Tendi a me il tuo orecchio, vieni presto a liberarmi. Sii per me una roccia di rifugio, un luogo fortificato che mi salva. Perché mia rupe e mia fortezza tu sei, per il tuo nome guidami e conducimi. Scioglimi dal laccio che mi hanno teso, perché sei tu la mia difesa. Alle tue mani affido il mio spirito; tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele. Tu hai in odio chi serve idoli falsi, io invece confido nel Signore. Esulterò e gioirò per la tua grazia, perché hai guardato alla mia miseria, hai conosciuto le angosce della mia vita; non mi hai consegnato nelle mani del nemico, hai posto i miei piedi in un luogo spazioso. Abbi pietà di me, Signore, sono nell'affanno; per il pianto si consumano i miei occhi, la mia gola e le mie viscere. Si logora nel dolore la mia vita, i miei anni passano nel gemito; inaridisce per la pena il mio vigore e si consumano le mie ossa. Sono il rifiuto dei miei nemici e persino dei miei vicini, il terrore dei miei conoscenti; chi mi vede per strada mi sfugge. Sono come un morto, lontano dal cuore; sono come un coccio da gettare. Ascolto la calunnia di molti: «Terrore all'intorno!», quando insieme contro di me congiurano, tramano per togliermi la vita. Ma io confido in te, Signore; dico: «Tu sei il mio Dio, i miei giorni sono nelle tue mani». Liberami dalla mano dei miei nemici e dai miei persecutori: sul tuo servo fa' splendere il tuo volto, salvami per la tua misericordia. Signore, che io non debba vergognarmi per averti invocato; si vergognino i malvagi, siano ridotti al silenzio negli inferi. Tacciano le labbra bugiarde, che dicono insolenze contro il giusto con orgoglio e disprezzo. Quanto è grande la tua bontà, Signore! La riservi per coloro che ti temono, la dispensi, davanti ai figli dell'uomo, a chi in te si rifugia. Tu li nascondi al riparo del tuo volto, lontano dagli intrighi degli uomini; li metti al sicuro nella tua tenda, lontano dai litigi delle lingue. Benedetto il Signore, che per me ha fatto meraviglie di grazia in una città fortificata. Io dicevo, nel mio sgomento: »Sono escluso dalla tua presenza». Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera quando a te gridavo aiuto. Amate il Signore, voi tutti suoi fedeli; il Signore protegge chi ha fiducia in lui e ripaga in abbondanza chi opera con superbia. Siate forti, rendete saldo il vostro cuore, voi tutti che sperate nel Signore.

Preghiamo. Onnipotente Iddio e padre nostro celeste, fa risplendere su noi la tua luce, illumina le nostre menti, vivifica i nostri cuori con la tua parola e gradisci, purificandoli e santificandoli, questi momenti di ascolto e preghiera, liberandoci da qualunque cosa possa distrarci da essa, nell'ambiente in cui ci troviamo e, soprattutto nella nostra mente stessa. Per Gesù Cristo nostro Signore. Amen.

Il canto del Salmo 32 ci dispone a trovare in Cristo il rinnovamento interiore che sorge dalla confessione dei nostri peccati e dal certo suo perdono. 

La prima lettura biblica di oggi, dall'Antico Testamento, è tratta dal libro del profeta Isaia al capitolo 50, dal versetto 4 al 9. In questo testo il profeta Isaia descrive sé stesso come fedele portavoce di Dio. Il suo comportamento è quello di un discepolo che apprende diligentemente ciò che il suo maestro gli insegna. I messaggi che deve portare non sono sempre graditi per suoi uditori. La sua determinazione gli causa violente reazioni di ingiuria ed accuse. Lui, però, non si lascia intimidire, perché il suo sostegno è Dio, che non mancherà a dare ai suoi avversari ciò che meritano. Questo testo descrive profeticamente l'atteggiamento e il destino del cristo stesso, portavoce per eccellenza di Dio.

"Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso. È vicino chi mi rende giustizia: chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si avvicini a me. Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole? Ecco, come una veste si logorano tutti, la tignola li divora" (Isaia 50:4-9).
Leggiamo ora, dal Nuovo Testamento, un brano tratto dalla lettera ai cristiani della città di Filippi. Si tratta probabilmente di un antico inno cristiano, visto che l'originale è in forma poetica. L'apostolo esorta suoi lettori all'umiltà, lo stesso atteggiamento sempre dimostrato dal Signore Gesù Cristo. Egli stesso era Dio che aveva assunto la natura umana per salvarci dalle conseguenze dei nostri peccati. Egli, però, non si era mai avvantaggiato della sua identità divina suprema, ma si era abbassato per servire, giungendo persino alla morte di croce, quella allora dei peggiori criminali. Questa è la ragione per la quale egli merita la nostra suprema devozione.

  Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!, a gloria di Dio Padre" (Filippesi 2:5-11).

  Il testo del vangelo, tratto da Matteo capitolo 26, parla del tradimento di Gesù compiuto da uno dei suoi discepoli, Giuda, con il quale egli aveva condiviso tutto, e al quale aveva affidato persino l'amministrazione del denaro della comunità. Certo Gesù sapeva chi era Giuda, perché Egli conosceva il cuore di tutti. Nel suo grande amore, però, Gesù non lo smaschera. Non aveva mai smesso di tendergli la mano e di volere che Giuda "cambiasse rotta". Giuda aveva partecipato persino all'ultima Cena, servendosi dagli stessi piatti a cui mangiava Gesù. Ascoltiamo il racconto.

Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: «Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli»». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell'uomo dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito! Meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l'hai detto». Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati (Matteo 26:14-28).

Si sono dette tante cose sul personaggio di Giuda, ma in questo momento le lasceremo da parte. In questo testo Gesù ci dà una lezione importante. Anche oggi nella chiesa rimangono dei falsi cristiani il cui cuore non è retto davanti a Dio e che vi sono presenti per i più svariati motivi - non per quelli giusti. La comunità cristiana deve certo esercitare una necessaria disciplina interna (quella prescritta dalle Scritture stesse), ma in questo mondo non sapremo mai veramente chi siano "i veri credenti". Pretendere oggi di effettuarne la cernita è un grave errore che porta inevitabilmente alle aberrazioni del settarismo. La chiesa fatta solo di "veri credenti" è un'illusione perché nessuno di noi può leggere nel cuore di un altri. Ci penserà il Signore alla fine dei tempi a separare il grano dalla zizzania. Gesù lo afferma in una sua parabola: "E i servi gli dissero: «Vuoi che andiamo a raccoglierla?». «No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio»" (Matteo 13-28-30). Oggi il nostro compito è sicuramente la vigilanza, ma soprattutto tendere verso di tutti la mano dell'amore, accompagnando i potenziali "traditori" a camminare sulla retta via, con l'esempio, l'insegnamento e la preghiera, e al resto ci penserà il Signore nella sua giustizia. In ogni caso per noi la figura di Giuda e del suo destino deve esserci di ammonimento, e soprattutto ci deve stare davanti Gesù e i personaggi più eminenti di cui ci parla la Bibbia, coloro che ci sono di esempio di determinazione a servire Dio con fedeltà ed abnegazione, sicuri che, come la missione salvifica del Cristo si è compiuta con la sua incrollabole determinazione a portarla al suo compimento, così la missione, i compiti che a ciascuno di noi Dio affida potranno e dovranno giungere al loro compimento con il suo aiuto come zelatnti suoi discepoli che non si tirano indietro mai in qualunque situazione essi possano trovarsi.

Preghiamo: Dio potente e eterno, nel tuo tenero amore hai inviato tuo Figlio nostro Salvatore Gesù Cristo per prendere su di sé la nostra natura e soffrire la morte sulla croce, dandoci l'esempio della sua grande umiltà: concedici misericordiosamente che noi si possa camminare sulla via della sua completa dedizione pronti anche a soffrire per lui se necessario, ma anche a condividere con la sua risurrezione certa vittoria. Aiuta infine coloro che pur vivendo nel nostro ambito non hanno spiritualmente 'il cuore a posto', affinché la tua parola ed il tuo Spirito faccia loro 'correggere la rotta' e diventare a pieno titolo, tuoi fedeli discepoli; per Gesù Cristo nostro Signore, che vive e regna con te e lo Spirito Santo, un solo Dio, nei secoli dei secoli. Amen 

Il Signore vi conservi nella sua grazia, vi dia di essere allegri nella speranza, pazienti nell’afflizione e perseveranti nella preghiera. Ora a colui che può, secondo la potenza che opera in noi, fare smisuratamente al di là di quanto chiediamo o pensiamo, a Lui sia la gloria nella chiesa in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli. Amen 

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