martedì 17 settembre 2019

Impegno e determinazione, ma sospinto dallo spirito giusto! (25. Galati 5:16-18)



La nostra generazione, servita da "elettrodomestici" di ogni tipo come un tempo i ricchi erano serviti da innumerevoli domestici in carne e ossa e prima ancora da schiavi, è diventata non meno "pappamolla" e "senza spina dosale" delle classi nobiliari di un tempo. Il rigoroso e strenuo impegno verso sé stessi per molti oggi è concetto del tutto estraneo. Quando l'apostolo Paolo scrive la sua lettera ai Galati egli non aveva davanti solo le mollezze del paganesimo, ma anche il malinteso impegno dei legalisti che si assoggettavano al rigorismo della legge mosaica. A quello l'Apostolo contrapponeva il lasciarsi guidare dallo Spirito. Non era un impegno minore né era semplice spontaneismo, ma lo spirito dell'impegno evangelico era molto diverso da quello dei legalisti. Qui sta la differenza, e non è da fraintendere! Vediamo come.
"Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge" (Galati 5:16-18).

Il tentativo dei cristiani della Galazia di raggiungere quella che consideravano "la maturità spirituale" sottoponendosi alle prescrizioni cerimoniali della legge mosaica di fatto era fallito. Le loro chiese si stavano "mordendo, divorando e distruggendo" (v. 15) in interminabili conflitti. I legalisti in ambito cristiano sono ancora oggi fra i più polemici, intolleranti e divisivi. Quante sétte sono nate e nascono fra coloro che vantano di essere "fedeli" rispetto a chi, secondo loro, non lo sarebbe abbastanza! La devozione alla legge di coloro che Paolo avversava in Galazia non era scaturita in una corrispondente devozione all'amore, e indubbiamente questo infrangeva la legge stessa! 

Dove trovare la motivazione e le risorse per risolvere i loro conflitti e rinnovare l'amore fra di loro? L'Apostolo ne indica la soluzione nel "camminare secondo lo Spirito" (v. 16). Dato che la vita cristiana inizia con l'opera rigenerante dello Spirito (3:3; 4:6; 29), la vita cristiana può solo procedere attraverso l'opera dello Spirito seguita strettamente. E' lo Spirito di Dio, infatti, che imposta "lo stile di vita", il modo di vivere di un cristiano. Le indicazioni della legge mosaica rappresentano certamente dei parametri utili rispetto ai quali confrontarci, ma non danno il necessario dinamismo e le risorse per praticarli saggiamente nello Spirito di Cristo.

L'Apostolo ha fiducia nella capacità direttiva dello Spirito: "Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne" (v. 16). I "desideri della carne" sono gli impulsi della nostra natura contaminata e tendente sempre al peccato. E' quello che normalmente "ci viene spontaneo" fare e che dobbiamo respingere ad ogni costo. Il testo greco mette il concetto con molta più enfasi che le nostre normali traduzioni: "οὐ μὴ τελέσητε" ( "e non adempirete affatto i desideri della carne" Riv.). Paolo qui rafforza proprio questo nostro dovere.

Spesso ammantati convenientemente di religiosità, infatti, sono i nostri interessi ed egoismo che gratifichiamo frequentemente nel nostro comportamento. "Camminare nello Spirito" implica, però, l'attiva determinazione, nella nostra vita quotidiana, di calcare le orme di Cristo sulla via dell'abnegazione e della "croce". Chi vive, infatti, nello spirito di Cristo, come potrebbe "mordere, divorare e consumare" gli altri? Chi vive nello Spirito di Cristo persegue "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo" (v. 22).

Nel v. 17 l'Apostolo descrive un altro conflitto, molto più rilevante, che deve essere risolto prima di ogni altro, quello nostro interiore fra lo spirito e la carne (o carnalità). Non dobbiamo vergognarci di ammettere che in noi vi sia questo conflitto. Lo Spirito e la carnalità, infatti sono due forze ostili che in noi si contrappongono sempre, "opposte fra di loro". Quali prevarranno? Quali vinceranno? Coloro che camminano nello Spirito non possono essere "neutrali" in questo conflitto: devono combattere e vincere le forze dell'egoismo. Ogni giorno, perciò, il cristiano deve "scegliere da che parte stare" e vivere di conseguenza. 

La nostra lotta contro la carnalità è forse destinata a fallire? La carnalità inevitabilmente prevarrà oppure sempre inevitabilmente ci ritroviamo in una impasse frustrante? E' forse questo che implica il "non potete fare quello che vorreste"? No, al cristiano è possibile riportare concrete vittorie sulla propria carnalità. L'Apostolo ha fiducia che, seguendo l'impulso dello Spirito di Cristo e respingendo quello del nostro egoismo, "marciando ai Suoi ordini" è possibile essere vittoriosi e vivere come Cristo si aspetta dai Suoi discepoli! E' possibile quando ogni giorno rammentiamo a noi stessi "chi siamo", chi stiamo servendo, e quali risorse ("armi spirituali") noi abbiamo a disposizione per riportare vittoria sulle sfide che ci pone la vita cristiana sia a livello individuale che sociale.

Chi dunque vive sotto la guida dello Spirito di Cristo e lotta ogni giorno contro l'influenza della propria natura peccaminosa, non ha bisogno di essere controllato e frenato dalla legge mosaica. "Se siete guidati dallo Spirito, non siete sotto la legge" (18). 

La vita nello Spirito è una vita vissuta in modo determinato. E' "saltare giù dal letto" quando la sveglia suona, immediatamente, "senza tante storie", senza indugio, non cedendo ai richiami della propria pigrizia e del sonno... "Ecco il tuo programma: un po’ dormire, un po’ sonnecchiare, un po’ riposare con le mani in mano, e intanto, come un vagabondo ti arriva addosso la povertà, e come un mendicante, la miseria"  (Proverbi 6:10-11 TILC). 

E' vestirsi, infilarsi le scarpe, mettersi lo zaino e camminare decisamente senza ritardo verso la meta. E' il controllo su sé stessi che esercita la persona matura e responsabile che non ha bisogno che ci sia sempre qualcuno a sollecitarlo a fare il proprio dovere, magari minacciandogli dei castighi, come fa la legge. Lo Spirito di Dio produce nel credente una trasformazione del suo carattere (5:22-23). Se lo Spirito, ad esempio, ci sospinge a perdonare chi ci ha fatto un torto invece di coltivare in noi il risentimento, allora siamo sotto il controllo dello Spirito piuttosto che sotto la restrizione del comando: "Non uccidere". Quando la condotta è guidata e potenziata dallo Spirito, essa adempie alla legge tanto da non essere più sottoposti alla sua supervisione e condanna.

La vita condotta dallo Spirito implica ubbidienza attiva alla guida dello Spirito (v. 16), una lotta costante contro i desideri della nostra natura peccaminosa mediante la potenza dello Spirito (v. 17) e la completa sottomissione al controllo dello Spirito di Cristo (v. 18). Un tale modo di vivere ci può portare a fare esperienza concreta della libertà dal controllo che la nostra carnalità vorrebbe esercitare su di noi, ma anche dal controllo della legge. Questo non significa contravvenire a ciò che dice la legge per darci in balia del nostro soggettivismo spontaneista, ma esattamente il contrario!

Preghiera. Che lo Spirito di Cristo, o Signore, controlli ogni aspetto della mia vita ogni giorno e mi impegni nella lotta contro le mie tendenze egoistiche, sempre pronte a prevalere in me e a camuffarsi in svariati modi! Amen.

Domenica 22 settembre 2019 - Quindicesima domenica dopo Pentecoste


Preghiera: Concedici, o Signore, di non essere in ansia per le cose terrene, ma di amare quelle celesti, e in questa stessa ora, mentre viviamo fra cose transitorie, insegnaci a tenerci stretti a ciò che davvero durerà; per Gesù Cristo, nostro Signore, che vive e regna con te e con lo Spirito Santo, un solo Dio, ora e per sempre.

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