martedì 1 ottobre 2019

Il frutteto di Dio (27. Galati 5:22-23)



Il Giardino dell'Eden, di cui ci parla Genesi 2, potrebbe essere per noi una bella illustrazione dei buoni frutti che si possono raccogliere in comunione con Dio. Più che "giardino" si potrebbe infatti meglio tradurre con "frutteto". Si tratta di qualità morali e spirituali che ci nobilitano e delle quali possiamo godere solo in comunione con Dio. L'unico "frutto proibito", naturalmente, è quello "dell'albero della conoscenza del bene e del male", perché la facoltà di stabilire ciò che è bene e ciò che è male spetta solo a Dio, e non a noi. In ogni caso, volete raccogliere e nutrirvi di buoni frutti? Si possono trovare solo presso Dio, ed allora manifesteremo nella nostra vita le qualità di cui ci parla il testo che esaminiamo quest'oggi: Galati 5:22-23.
"Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è Legge" (Galati 5:22-23).

Il Signore e Salvatore Gesù Cristo ci mette in comunione con Dio e il suo Spirito produce in chi lo segue fiduciosamente le buone qualità di cui ci parla questo testo. Non si tratta di "una legge" da seguire, ma del prodotto spontaneo di un rapporto vivo con lui. 

Ci si potrebbe, però, chiedere: Vivere condotti dallo Spirito Santo equivale forse ad una vita che si permette facili licenze rispetto ai criteri morali che Dio ha stabilito nella Sua legge? Questo è ciò che il legalista contesta (etichettandolo come "liberale" a chi afferma che vivere secondo lo Spirito sia sufficiente). La risposta è: No, chi è condotto dallo Spirito di Cristo manifesta necessariamente il frutto dello Spirito. La descrizione che qui ne dà l'Apostolo è esattamente l'aspetto che prende il carattere morale di una persona quando essa è realmente trasformata dalla potenza dello Spirito Santo.

Le nove caratteristiche che qui Paolo elenca, non sono una nuova lista di leggi o codici morali da seguire, ma il risultato di un'autentica conversione a Cristo. Lo preannuncia l'Antico Testamento: "...finché su di noi sia sparso lo Spirito dall'alto ... allora la rettitudine abiterà nel deserto, e la giustizia abiterà nel frutteto" (Isaia 32:15-17). Lo evidenzia Gesù: "Li riconoscerete dai loro frutti ... ogni albero buono fa frutti buoni" (Matteo 7:16-20). Quando il tralcio è innestato nella vite e ne assorbe la linfa, esso produce della buona uva: "Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me" (Giovanni 15:4).

Il primo posto nella lista lo occupa l'amore [ἀγάπη, agape] infatti: "...tutta la legge è adempiuta in quest'unica parola: «Ama il tuo prossimo come te stesso»" (5:14); "...quello che vale è la fede che opera per mezzo dell'amore" (5:6). L'amore è dimostrato in modo tangibile nel sacrificio di Cristo "La vita che vivo ... la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me" (2:20), come pure nella prontezza del cristiano a servire gli altri: "Per mezzo dell'amore servite gli uni agli altri" (5:13). Tutte le altre qualità morali di questo elenco definiscono e fluiscono a questo amore.

La gioia [χαρὰ, charà] è risultato di rapporti umani sani. Quando nella comunità cristiana si disattendono gli impegni della fraternità, scompare anche la gioia: "Dove sono dunque le vostre manifestazioni di gioia?" (4:15). Dove vi sono conflitti ed amarezza, come fra i cristiani della Galazia, non c'è più gioia, perché essa è il risultato del vero amore.

La pace [εἰρήνη, eirene] è pure il risultato dei rapporti in cui prevale il servizio reciproco. Al posto di  "discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie" (20,21), i rapporti nella comunità cristiana sono impostati a pace.

La magnanimità (μακροθυμία, macrothumìa) tradotta anche con "pazienza" (Riv., CEI1974, ND) "longanimità" (Riv.) "lentezza all'ira" (Diodati), "comprensione" (TILC) si contappone all'impazienza, all'ira, alla mancanza di amorevole tolleranza. E' la qualità di coloro che sanno vivere con gli altri anche quando gli altri disattendono le nostre aspettative, ci irritano e ci fanno in vario modo soffrire.

La benevolenza (χρηστότης, chrestotes) e la bontà (ἀγαθωσύνη, agathosune) sono congiunte alla magnanimità per insegnare come una dolce disposizione d'animo e la costante disponibilità a fare del bene è il modo di stare con gli altri consono all'amore cristiano.

La fedeltà (πίστις, pistis) è la qualità di coloro che mantengono gli impegni presi con gli altri. I cristiani della Galazia erano stati molto incostanti nel loro rapporto con Paolo (4:13-16). Solo lo Spirito di Cristo può produrre la qualità della fedeltà ad ogni costo.

La mitezza (πραΰτης, prautes) o "mansuetudine" o "dolcezza" (Riv.) è l'opposto del coltivare ambizioni egoistiche. I mansueti non sono "vanagloriosi, provocandosi e invidiandosi gli uni gli altri" (26). Mansuetudine è espressione di umiltà, quella che considera i bisogni e i sentimenti degli altri prima dei propri obiettivi personali. 

Il dominio di sé (ἐγκράτεια, enkrateia) o "autocontrollo", "temperanza" (Riv.) "continenza" (Diodati) è l'opposto della dissolutezza, dell'atteggiamento di chi indulge ad ogni voglia, chi "si tiene". Coloro che sono condotti dallo Spirito di Cristo non vivono "secondo la carne", non soddisfano in modo sconsiderato i loro appetiti, indulgendo in "fornicazione, impurità, dissolutezza". Hanno la forza di dire di no a sé stessi, ai desideri della loro natura peccaminosa.

A coloro che vorrebbero vivere sotto la supervisione della legge mosaica, Paolo afferma: "Contro queste cose non c'è legge, ["La Legge, certo, non condanna quelli che si comportano così" (TILC)]. Egli, così, li assicura che se sono condotti dallo Spirito Santo, essi non sono sottoposti alla legge (18) semplicemente perché è lo Spirito di Cristo a produrre in loro tutte le qualità che adempiono ai requisiti della legge (14,23). Non c'è regola alcuna nella legge mosaica che possa essere citata contro tali qualità del carattere. Una vita condotta dallo Spirito non è una vita che non sia in armonia alla Legge, ma una vita che adempie alla legge, dove la Legge non è più vissuta come una costrizione, un dovere da assolvere, un fardello da portare. La legge, quindi, può essere adempiuta non vivendo sottoposti ad essa come schiavi, ma mediante lo Spirito come figli di Dio che vivono in armonia con Lui. Gesù stesso dice: "Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero" (Matteo 11:30).

Preghiera

Signore Iddio, dammi di poter vivere sempre meglio la qualità di vita di chi è condotto dallo Spirito di Cristo. Per questo, o Signore, mi tengo stretto a Te affinché le virtù del Tuo amore fluiscano attraverso di me con una testimonianza cristiana irreprensibile. Amen.

Domenica 6 Ottobre - Diciassettesima domenica dopo Pentecoste


Preghiera: Onnipotente ed eterno Dio, tu sei sempre meglio disposto ad udire che noi a pregare, e a donare più di quanto noi desideriamo o meritiamo. Riversa su di noi l'abbondanza della tua misericordia, perdonandoci quelle cose che la nostra coscienza teme, e dandoci quelle buone cose che noi non siamo degni di chiederti, se non per i meriti e la mediazione di Gesù Cristo, nostro Salvatore, che vive e regna con te e con lo Spirito Santo, un solo Dio, ora e per sempre. Amen.

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